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Quando siete felici fateci caso di Kurt Vonnegut

Quando siete felici fateci caso di Kurt Vonnegut è una raccolta di discorsi che Vonnegut ha tenuto in onore di studenti neolaureati, il giorno della consegna dei loro diplomi.

Questo saggio racchiude in pillole alcuni temi che stanno a cuore a Kurt Vonnegut, il quale cerca di insegnare agli studenti il segreto della felicità e altri consigli di vita.

Trama di Quanto siete felici fateci caso di Kurt Vonnegut

Il libro è una raccolta di Commencement speech, ovvero il discorso ufficiale ai laureandi che si tiene al termine dell’anno accademico. Il discorso viene svolto da una persona di spicco nel mondo della cultura o della politica.

Dopo che la pubblicazione del suo romanzo Mattatoio n. 5, nel 1969, gli diede fama internazionale, Kurt Vonnegut diventò uno degli oratori più richiesti d’America per i discorsi di fine anno accademico ai neolaureati (Dan Wakefield, Introduzione).

I discorsi di Vonnegut mostrano di volta in volta temi freschi e nuove idee, supportate da aneddoti e provocazioni ironiche. Ma molti sono i temi a lui cari, che si possono ritrovare nella maggior parte dei suoi discorsi: la stima per gli insegnanti, l’importanza di riconoscere i piccoli momenti quotidiani come attimi di felicità, disprezzo per la guerra e la distruzione del pianeta.

Secondo Dan Wakefield, Vonnegut comunica, nei suoi discorsi e nei suoi libri, il messaggio che in tanti hanno bisogno di sentirsi dire: “Io provo e penso più o meno quello che pensi tu, mi stanno a cuore molte delle cose che stanno a cuore a te”. E in questi discorsi ne vediamo un buon esempio.

L’edizione Quando siete felici fateci caso, edizione (molto) ampliata, edita Minimum Fax, raccoglie 15 discorsi di Kurt Vonnegut tenuti tra il 1978 e il 2004, disposti all’interno del libro in ordine sparso e non in ordine cronologico, per affinità di argomenti trattati.

I titoli dei 15 discorsi presenti in questa raccolta:

  1. Come fare i soldi e trovare l’amore, 1978
  2. Consigli alle neolaureate, 1999
  3. Come avere qualcosa che molti miliardari non hanno, 2001
  4. In che modo la musica cura i nostri mali (e ce ne sono in abbondanza), 2004
  5. Cos’hanno in comune la «danza degli spiriti» dei nativi americani e i pittori francesi alla guida del movimento cubista, 1994
  6. Come ho imparato da un insegnante cosa fanno gli artisti, 1994
  7. Non dimenticate da dove venite, 1996
  8. Perché la giustizia sociale è più utile dell’arte a nutrire il sogno americano, 1972
  9. Come essere ragazzi e ragazze saggi, 1981
  10. Perché non potete impedirmi di parlar male di Thomas Jefferson, 2000
  11. Se non siete mai andati all’università, non vi strappate i capelli!, 2001
  12. Come ho ottenuto il mio primo lavoro da cronista e imparato a scrivere in modo chiaro e diretto, mentre non mi laureavo in antropologia, 1995
  13. Qualcuno avrebbe dovuto dirmi di non entrare in una confraternita, 1994
  14. Lo scrittore più censurato dei suoi tempi difende il primo emendamento, 1984
  15. Il mio cane ama tutti, ma non è stato ispirato dall’antica Grecia, da Roma o dal Rinascimento, 1992

Considerazioni personali

Ho comprato questo libro piena di aspettative. Mi piace leggere di queste tematiche ma mi aspettavo molto di più. Il libro offre spunti di riflessione interessanti, ma alcune volte mi hanno dato l’impressione di “incompiuto”.

Vonnegut è in grado di parlare agli studenti con semplicità e in modo diretto, talvolta con una forte ironia. Per esempio, nel discorso Perché non potete impedirmi di parlar male di Thomas Jefferson, 2000, Vonnegut afferma: “Che vergogna che non si possa portare (più) la donna delle pulizie al banco dei pegni insieme al sassofono, quando uno è a corto dei contanti”. Lo scrittore vuole porsi a sfavore dello schiavismo con provocazioni su cui riflettere.

Uno dei discorsi che ho trovato più interessante è stato Se non siete mai andati all’università, non vi strappate i capelli!, 2001. Qui Vonnegut difende il pregiudizio secondo cui un lavoratore senza una particolare posizione sociale, istruzione superiore né benessere economico, non sia una persona di intelletto inferiore, ricordando famosi “autodidatti” che hanno fatto parlare di sé.

Infine, tra gli argomenti ricorrenti, non posso non menzionare il mio preferito, da cui prende il titolo questo saggio. Ci tengo a sottolineare che Vonnegut stesso si esprime riguardo questa felicità come un momento su cui porre l’attenzione, non senza “fare del nostro meglio”, perché quando siamo felici …ci dobbiamo fare caso!

Gli esseri umani si accorgono raramente della loro stessa felicità. Lo zio Alex, invece, faceva del suo meglio per riconoscere apertamente momenti di benessere. Quindi capitava che un giorno d’estate, bevendo una limonata all’ombra di un melo, zio Alex dicesse: “Cosa c’è di più bello?”.
Spero che voi farete lo stesso, per il resto della vostra vita. Quando le cose vanno bene e tutto fila liscio, fermatevi un attimo, per favore, e dite a voce alta: “Cosa c’è di più bello?”.

Kurt Vonnegut

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