Scrivere la recensione de L’uccello che girava le viti del mondo di Haruki Murakami non è stato facile, così come non è mai facile con tutti i romanzi di questo grande autore.
Trama
Il romanzo ha come protagonista Okada Toru, un trentenne che si è da poco licenziato da uno studio legale. Il lavoro come assistente legale non faceva per lui e adesso si ritrova in una difficile situazione, non sa cosa fare della sua vita. È sposato con Kumiko, che al momento mantiene la famiglia grazie al suo lavoro in una piccola casa editrice.
All’apparenza due giovani innamorati e senza grossi problemi. Ma lo sappiamo che con Murakami le peripezie sono dietro l’angolo. Tutto inizia con la scomparso del loro gatto nero. Kumiko chiede a Okada di andarlo a cercare nella casa abbandonata in fondo al vialetto, quella con la statua di un uccello gigante e un pozzo prosciugato molto profondo.
Ma, anzichè trovare il gatto (che sembra proprio essersi volatilizzato nel nulla), Okada conosce May, una sedicenne problematica. Inizierà ad avere a che fare con personaggi molto particolari come Malta e Creta, due sorelle con poteri paranormali, il tenente Mamiya, che gli racconta una storia raccapricciante che ha a che fare con la guerra in Manciuria e un pozzo. Ancora Nutmeg e Cannella, una madre e un figlio che sembrano avere dei poteri collegati alla guerra in Manciuria e al pozzo (protagonista del libro tanto quanto Okada Toru).
E l’uccello giraviti? Questo uccello invisibile ma che ha un verso simile a una vite che gira? Quando e perché appare?
Tutte queste vicende si intrecciano tra loro in un labirinto all’apparenza inestricabile. Tutti i nodi riusciranno a venire al pettine?
Non dirò molto altro sulla trama poichè sarebbe spoiler e non voglio rovinare la sorpresa a chi si accinge a leggere questo mattoncino per la prima volta.
Considerazioni personali
Il problema (o la bellezza) di quando si legge Murakami è che non sai mai dove andrai a finire e spesso hai l’impressione che lo stesso autore abbia scritto spinto da una forza soprannaturale che non sa dove potrebbe condurlo.
In questo libro più che mai ho avuto questa sensazione.
A me piacciono le atmosfere oniriche e surreali di Murakami. Non sono mai fini a sé stesse, ma hanno sempre qualcosa da raccontarti, sanno risvegliare il tuo più recondito inconscio. Però questo libro mi ha stranito più degli altri. Probabilmente non sono riuscita a entrare in contatto e in empatia con i protagonisti o semplicemente la storia non mi ha preso (e ci sta! Sarebbe strano se mi piacessero tutti i suoi libri allo stesso modo).
Ci sono moltissimi avvenimenti che partono dalla scomparsa del gatto e in più molti personaggi. Tutti gli avvenimenti si intrecciano, ma non si capisce bene in che modo e perché? Sta a noi cercare di comprenderlo e probabilmente non ci sono riuscita questa volta! Sicuramente uno dei libri più onirici e surreali di Murakami.
La ricerca del gatto diventa la ricerca di qualcosa di più profondo. La ricerca di chi siamo, di cosa vogliamo, di quanto riusciamo a sopportare prima di arrivare al limite. Ma anche di cosa siamo disposti a fare per le persone che amiamo. Magari cose che non ci saremmo mai aspettati, nemmeno in un’altra vita.
Spesso i protagonisti dei romanzi di Murakami sembrano passivi, come se subissero gli avvenimenti e non fossero artefici del loro destino e delle loro azioni. È vero che, in seguito, riescono a prendere in mano la loro vita e a capire cosa vogliono, o almeno a iniziare a capirlo. Ma questa loro iniziale passività potrebbe far venire voglia di scuoterli.
Forse tutti noi nella vita siamo inizialmente passivi? Poi qualcosa ci scuote, vuole uscire fuori e ci risvegliamo? Probabilmente è la stessa cosa che succede a Okada Toru!
Come dicevo il pozzo diventa uno dei protagonisti di questo libro. Murakami inserisce molte volte i pozzi all’interno dei suoi romanzi. Diventano il simbolo della profondità del nostro inconscio. Quanto a fondo dobbiamo andare per capire veramente chi siamo? Quanto può essere straniante raggiungere il buio della nostra coscienza? Cosa ci troviamo dentro?
Interrogativi inquietanti, ma che danno tanti spunti di riflessione.
Per concludere
Consiglio a tutti di leggere Murakami, con la doverosa premessa di dire che probabilmente lo amerete tanto da recuperare tutto di suo o lo odierete tanto da lanciare il libro una volta terminato. Siete pronti a lasciarvi trasportare nel suo mondo? Io vi avevo avvisati!
Se vuoi sapere altro su questo autore, puoi leggere le recensioni dedicate Alla scoperta di Murakami.
Se la recensione de L’uccello che girava le viti del mondo di Haruki Murakami ti è piaciuta, il libro è acquistabile al seguente link:
Se vuoi supportarci, puoi offrirci un caffè (o una tazza di tè!) al seguente link: