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Il vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago

Ero molto spaventata da Il vangelo secondo Gesù Cristo di Josè Saramago per i ricordi che mi legano al libro stesso, per il tema trattato e, diciamocelo, anche per la lunghezza.

Una piccola premessa

Il mio primo approccio con l’autore è stato con Cecità, un libro bellissimo, ma crudo e straziante dal quale ho fatto fatica a uscire.

Ho continuato con Le intermittenze della morte per finire con L’uomo duplicato, dopodiché mi sono fermata e ho lasciato questo libro in libreria a prendere polvere, fino a quando, grazie al gruppo di lettura organizzato con le mie compagne di blog, sono riuscita ad aprirlo e a immergermi nella lettura.

Lo stile di Saramago è molto particolare, usa la punteggiatura in una maniera originale e i dialoghi non sono introdotti dai due punti con le virgolette, ma sono inseriti nel testo insieme alle sequenze descrittive e riflessive. A me personalmente piace molto proprio per questa sua originalità, ma ammetto che ci si deve abituare.

Il pregio di questo tipo di scrittura è quello di farti immergere nel libro, per cui ci si trova intricati tra le reti del ragno senza riuscire più a liberarsene; è questa la sensazione che mi provocano le opere di Saramago e forse il fatto di averci messo un po’ a riprendere in mano un’altra sua opera, è proprio l’annullamento e allo stesso tempo il coinvolgimento che sento ogni volta che apro un suo romanzo.

Trama de Il vangelo secondo Gesù Cristo

Il Vangelo secondo Gesù Cristo è a tutti gli effetti un Vangelo scritto da un evangelista di cui però non conosciamo il nome, che modifica non di poco quello che siamo abituati a sentire in Chiesa (quando ancora ci andavo).

Molti avvenimenti sono stravolti e completamente diversi e Gesù diventa ancora più umano, rispetto a come siamo abituati a percepirlo. Il suo essere divino è messo in secondo piano; in quanto uomo Gesù capisce poco o nulla di quello che Dio vuole che lui faccia, lo fa perché è stato il prescelto, ma non sempre con convinzione, quasi come se fosse un burattino nelle mani di Dio.

In quanto uomo si pone tante domande, forse tutte quelle che ci poniamo anche noi quando ci troviamo davanti ad affermazioni di una religione che ha del soprannaturale e spesso, proprio come noi, non riesce a darsi delle risposte soddisfacenti. E siamo sicuri poi che Dio le abbia? Sembra quasi una guerra tra Dio e le altre divinità, dove Dio permette le cose più atroci sulla Terra per raggiungere i propri scopi.

E il Diavolo è poi così peggiore rispetto a Dio? Lo stesso Dio è più che consapevole che senza il Diavolo non esisterebbe neanche lui, quindi la presenza del male in questo mondo è davvero ciò che Dio vuole combattere?

Considerazioni personali

Questi e moltissimi altri interrogativi ci mette davanti questo romanzo, scritto da un uomo che il premio Nobel se lo è meritato tutto (non sono io a doverlo dire, ma lo penso).

Un’altra delle cose che mi ha colpito tanto di questo libro è l’attenzione che Saramago pone alla condizione della donna. Maria viene vista solo come la moglie di Giuseppe, colei che non può esprimere la sua opinione, ma solo accettare e obbedire agli ordini del marito; non può essere intelligente o semplicemente capace di avere un proprio pensiero e tutte le sue azioni vengono sempre viste con sospetto, in quanto la donna è malvagia a prescindere.

Meglio che la legge perisca tra le fiamme piuttosto che sia affidata alle donne.

Non mi addentrerò nella trama e nei fatti perché è giusto che ognuno di voi incontri Gesù senza pregiudizi di sorta. Sicuramente è una lettura non leggerissima, visto anche l’argomento trattato, ma per chi ama Saramago e per chi si pone spesso domande sulla religione è una lettura necessaria.

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