Recensire I monologhi della vagina di Eve Ensler non è stato per niente facile. È un libro molto impegnativo che ci mette davanti la condizione della donna in maniera nuda e cruda.
Vagina.
Ecco la prima parola presente nell’introduzione de “I monologhi di una vagina“, una piece teatrale messa in scena da Eve Ensler per la prima volta nel 1996 a New York e poi portata in tournèe in centinaia di paesi.
La parola vagina è stata da sempre oggetto di discriminazione, una parola intorno cui aleggiava mistero e curiosità, una parola mai pronunciata se non sottovoce e sostituita da sinonimi con un’accezione volgare e sporca o da diminutivi come “cosina”.
Trama
In queste interviste rivolte a 200 donne la parola vagina si ripete tantissime volte e solo pronunciandola all’infinito comincia ad essere parte di noi, della nostra femminilità, del nostro essere donne.
Vagina è una parola che non veniva pronunciata in radio o in televisione e addirittura nelle Filippine non esisteva un termine biologico per la parola vagina, ma solo parole che rimandavano ad una sfera negativa.
La mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa profonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati ma robusti.
Le interviste trattano argomenti molto forti che non sempre sono riuscita a leggere con serenità.
Si tratta di donne maltrattate, molestate, picchiate, stuprate, violentate, mutilate e infibulate ma anche di donne che scoprono la loro femminilità grazie alla conoscenza del proprio corpo.
Lo spettacolo è stato portato in Congo, nelle Filippine e ha permesso alle donne di sentirsi rappresentare e di poter finalmente confidare cosa accadeva a molte di loro tra le mura domestiche.
Ha dato voce alle donne di conforto, donne utilizzate dall’esercito giapponese alla stregua di carne da macello.
Lo spettacolo ha dato vita al V-Day, un movimento di attivismo globale che si occupa di porre fine alla violenza contro tutte le donne e le ragazze e dei diritti di tutta la comunità LGBTQ+.
Il V-Day si festeggia il giorno di San Valentino e la parola V rimanda alla parola vagina e vittoria.
In questa giornata ci sono rappresentazioni di beneficenza e con i soldi raccolti è stato possibile finanziare abitazioni, centri antistupro e antiviolenza. È stata creata anche la “City of Joy” una comunità di donne dove i valori principali sono il rispetto e la libertà.
Considerazioni personali
Questo libro mi ha davvero scottata. Leggere nero su bianco tutto ciò che subiamo noi donne ogni giorno è come un pugno nello stomaco.
Secondo una statistica una donna su tre subirà qualche tipo di violenza nella propria vita e, anche se siamo nel 2021, non possiamo camminare per strada da sole di notte senza avere paura di essere aggredite.
Non riusciamo mai a sentirci davvero sicure senza avere un uomo accanto che ci accompagni lungo una via deserta e buia.
Per timore di subire catcalling non possiamo neanche essere spensierate quando decidiamo come vestirci per una serata con le amiche.
La cultura dello stupro e il patriarcato sono ancora duri a morire. ma con libri come questo possiamo fare ogni giorno un passo verso la libertà tanto agognata e desiderata.
Se vuoi leggere altre recensioni sulla discriminazione, consulta La rubrica di Scout!
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