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I fantasmi del cappellaio di Georges Simenon

Ho letto I fantasmi del cappellaio di Georges Simenon in due giorni. Non riuscivo a staccarmi dalle pagine e la mia mente è stata completamente fagocitata da questa storia singolare. Tra l’altro questo libro ha subito alcune rielaborazioni che vi spiegherò prima di addentrarmi nella trama vera e propria.

Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti Simenon scrisse, nel 1947, un racconto intitolato Il piccolo sarto e il cappellaio da cui ricavò Benedetti gli umili un’altra versione della stessa storia con un finale diverso che vinse il premio per il miglior racconto poliziesco dell’Ellery Queen’s Mystery Magazine.

Da questi due racconti Simenon ricavò il romanzo I fantasmi del cappellaio.

Trama de I fantasmi del cappellaio di Georges Simenon

In una tranquilla cittadina francese si compiono efferrati omicidi. Le vittime sono tutte anziane, di buona famiglia ed ottima educazione, strangolate intorno alle 17 del pomeriggio di novembre, quando le strade sono deserte buie e piene di pioggia. Ma c’è un particolare non trascurabile da considerare. Fin dalle prime pagine sappiamo chi è l’assassino.

Il signor Labbé, rispettabile cappellaio, ha organizzato tutto nei minimi dettagli. Costretto ad occuparsi da anni di Mathilde, moglie invalida, ogni pomeriggio dopo il lavoro, si concede un paio di aperitivi al bar del paese.

Ogni pomeriggio è seguito dal gracile sarto Kachoudas, un armeno trasferitosi in Francia con moglie e tanti figli da accudire, che passa le giornate a lavorare chino sulle stoffe puzzolenti di grasso di capra.

In quanto straniero, Kachoudas rappresenta il sospettato ideale: tutti si allontanano da lui perché emana un forte odore di aglio e al bar non viene mai invitato a giocare a carte se non quando deve sostituire qualcuno assente.

Ma Kachoudas sa quello che fa il signor Labbé. Ha visto con i suoi occhi lo strangolamento di una delle vittime. Potrebbe guadagnare ventimila franchi se portasse prove alla polizia. Ma crederanno ad uno straniero che accusa un rispettabile cittadino francese?

Considerazioni personali

Ci sono molti temi cari a Simenon in questo giallo. Prima di tutto al centro si pone sempre la psicologia dei personaggi. In particolare qui entriamo in una mente criminale, una mente che è attenta ad ogni minimo dettaglio, che agisce secondo propria necessità e logica.

L’assassino sa di avere un testimone che ha scoperto il suo segreto ma questo non lo preoccupa. Anzi è contento che qualcuno possa guardare le sue imprese e temerlo. Quasi gli dispiace di non essere scoperto!

Ogni volta che commette un omicidio, scrive una lettera al giornale locale in cui spiega qualcosa del suo modo di procedere o se ci sarà una prossima vittima. È totalmente convinto di essere sopra le parti e che tutti, compresa la polizia, siano degli stupidi da non considerare nemmeno.

Un altro tema caro a Simenon è la rappresentazione dello straniero. Tante volte gli stranieri sono mal visti nel piccolo paese di periferia e, per quanti anni possano vivere lì, non li accettano come veri e propri cittadini. Questa è la condizione del sarto Kachoudas che teme non solo per la sua incolumità ma anche di non essere creduto in quanto straniero.

Non dirò altro ma il finale è senz’altro uno dei più riusciti di Simenon. Anche i due finali alternativi mi sono piaciuti e sono curiosa di recuperare il film.

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IDENTIKIT I fantasmi del cappellaio di Georges Simenon

Titolo: I fantasmi del cappellaio

Autore: Georges Simenon

Lingua originale: Francese

Traduttore: Laura Frausin Guarino

Editore: Adelphi (21 marzo 2012)

Lunghezza pagine: 238

Genere: Giallo

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